Kata

I kata sono costituiti da esercizi di tecnica e di concentrazione di particolare difficoltà e racchiudono in sé la sorgente stessa dei principî del jūdō. La buona esecuzione dei kata necessita di lunghi periodi di pratica e di studi approfonditi, al fine di apprenderne il senso profondo.
« Prima dell'era Meiji, molti maestri di jū-jutsu insegnavano solo i kata. Ma io ho studiato sia il Tenshin Shin'yo jū-jutsu che il Kitō jū-jutsu, ed entrambi gli stili includono la pratica sia dei kata che del randori. Se dovessi paragonare il jū-jutsu ad una lingua, allora direi che lo studio dei kata può essere associato allo studio della grammatica, mentre la pratica del randori può essere associata alla scrittura. [...] Agli studenti avanzati piace cambiare spesso il compagno di allenamento durante il randori, e molti di loro tendono a trascurare lo studio dei kata. Nell'esecuzione dei kata, tori indietreggia quando viene attaccato da uke, per poi rivolgere la forza dell'avversario contro lui stesso. Questa è la flessibilità del jūdō: una cedevolezza iniziale prima della vittoria finale>> (Jigoro Kano)
Scrive inoltre Barioli: «Il signor Kanō riteneva di utilizzare le "forme" per conservare la purezza del jūdō attraverso il tempo e le interpretazioni personali. Ma il barone Ōura, primo presidente del Butokukai, ci vedeva la possibilità (1895) di proporre una base comune alle principali scuole di jūjutsu, per presentare al mondo la tradizione di lotta del grande Giappone.» Ed infatti, come lo stesso Kanō scrive nelle sue memorie, sia il kime-no-kata che il katame-no-kata ed il nage-no-kata furono formalizzati dal Kōdōkan e ratificati (con qualche modifica) dal Dai Nippon Butokukai per un utilizzo su scala nazionale, ed attualmente, su scala mondiale.
Il Kōdōkan Jūdō Institute riconosce come ufficiali i seguenti kata:
  • Nage-no-kata ("forme delle proiezioni"), composto di 5 gruppi (te-waza, koshi-waza, ashi-waza, mae-sutemi-waza, yoko-sutemi-waza)
  • Katame-no-kata ("forme dei controlli"), composto di 3 gruppi (osae-komi-waza, shime-waza, kansetsu-waza).
  • Kime-no-kata ("forme della decisione"), anticamente chiamato shinken-shōbu-no-kata ("forme del combattimento reale").
  • Jū-no-kata ("forme dell'adattabilità").
  • Kōdōkan goshin-jutsu ("arte di autodifesa del Kōdōkan"), istituito nel 1956 ad uso delle forze dell'ordine giapponesi.
  • Itsutsu-no-kata ("forme dei cinque principî").
  • Koshiki-no-kata ("forme antiche"), rievocazione delle forme della Kitō-ryū di jū-jutsu.
  • Seiryoku-zen'yō kokumin-taiiku-no-kata ("forme dell'educazione fisica nazionale del miglior impiego dell'energia").
L'insieme di nage-no-kata e katame-no-kata viene anche definito randori-no-kata poiché in essi vi sono i principî e le strategie in uso nel randori ( pratica libera).
Non ufficialmente riconosciuto dal Kōdōkan Jūdō Institute è il:
  • Gō-no-kata ("forme della forza"). Questo è il primo kata adottato dal jūdō caduto però in disuso dopo la morte del Prof. Jigorō Kanō il quale ne abbandonò lo sviluppo in favore del jū-no-kata.
Inoltre, non riconosciuti dal Kōdōkan Jūdō Institute in quanto creati ad hoc da maestri o ex-maestri del Kōdōkan in base alle proprie caratteristiche tecniche, sono il:
  • Nage-ura-no-kata ("forme delle controproiezioni"), ad opera di Kyuzō Mifune, jūdan ed allievo diretto di Jigorō Kanō Shihan.
  • Gō-no-sen-no-kata ("forme dei contrattacchi ") di Mikonosuke Kawaishi, creatore di uno stile personale ed insegnante in Francia.